30 Agosto 2015

Carissimi Parrocchiani,

alla luce del racconto sapienziale offertoci dal card. Martini nel suo commento a questo episodio biblico abbiamo meglio il polso della situazione che è venuta a crearsi. È una situazione drammatica che vede il faraone alle spalle degli israeliti e ormai sta per raggiungerli; il popolo di Israele che è in preda ad una grande paura; i capi di Israele che protestano nei confronti di Mosè e che si ricredono sulla fiducia che gli hanno accordata.

In questa situazione come ha reagito Mosè? Nel racconto sapienziale che abbiamo ascoltato Mosè è un uomo silenzioso: ascolta quanto si va dicendo e per il momento non prende posizione.

Il card. Martini dando però un seguito al suo racconto sapienziale prova a immaginare le scelte concrete che Mosè avrebbe potuto fare. Ne ipotizza quattro.

Una prima scelta poteva essere quella di farsi in qualche modo da parte. Avrebbe potuto rivolgersi così agli israeliti: “Fratelli, ciò che avete detto è molto importante e degno di attenta considerazione. Tornate nelle vostre tende, datemi un’ora di tempo e, poi, ci ritroveremo”. Queste le parole che il card. Martini mete in bocca a Mosè. Ma poi aggiunge subito che la richiesta di un’ora di tempo era solo un pretesto per partire di nascosto e sparire dalla circolazione. Dunque, una prima strada percorribile era quella di uscire dalla scena. Un uscire che poteva risolversi nella fuga, ma anche – non è da escludere – nella decisione estrema del suicidio. Scrive, infatti, il card. Martini – con un po’ di sorpresa per noi – che per gli uomini politici “il suicidio è una tentazione non così rara come si penserebbe” (p. 70).

Un’altra scelta poteva essere quella di venire a patti con il faraone con le armi in pugno e andare incontro alla morte da eroi. È la scelta di giocare il tutto per tutto, anche se il futuro non lascia intravedere alcuna speranza.

Una terza scelta poteva essere quella di venire a patti con il faraone e trovare con lui una forma di compromesso. Mosè stesso, quale persona più rappresentativa degli israeliti, si sarebbe fatto carico di questa ambasceria presso il faraone.

Infine, rimaneva un’ultima scelta quale possibile via di risoluzione: era la strada della fede, ossia la scelta di rimettersi ancora una volta nelle mani di Dio e affidarsi alla sua iniziativa. È la scelta di guardare a Dio come il pastore che non abbandona mai il suo gregge, tanto meno quando deve attraversare una valle oscura. Si tratta di credere profondamente alla fedeltà di Dio che avendo iniziato un’opera la porta a compimento.

Erano queste le possibili scelte verso le quali – secondo il card. Martini – Mosè avrebbe potuto orientarsi. Di fatto come ha reagito? Qual è stata la sua scelta?

Stando al testo biblico possiamo dire che la risposta è stata nel segno del coraggio della fede, anche se non priva di angoscia interiore. Vedremo più precisamente tutto questo la prossima volta.

Don Luigi Pedrini