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25 MARZO 2018

Carissimi Parrocchiani,

ci disponiamo a vivere la “settimana santa”, la settimana più importante dell’anno liturgico, anzi della storia umana di tutti i tempi; la settimana nella quale Dio , che è il Santo, ha espresso pienamente la sua santità, ne ha svelato i progetti, ne ha compiute le mete realizzando ciò che aveva, prima della creazione del mondo, pensato per noi nella sua gloria.

È importante che noi teniamo in gran conto il senso della santità dei giorni che vivremo. Nella nostra vita ci sono giorni feriali e giorni importanti, giorni tristi e giorni lieti. Ma tutti questi giorni sono sempre legate all’umano, all’esperienza che noi facciamo di noi stessi. Le cose cambiano quando nel nostro tempo umano entra Dio e viene a svelare la sua natura, la sua grandezza. Allora il nostro tempo, così come lo stavamo vivendo, per quanto ci sembrasse interessante o vuoto, cambia di colpo. È come inondato da una luce e da un significato diverso, diventa un tempo santo, perché è un tempo nel quale Dio cammina e compie il suo progetto di salvezza in mezzo a noi.

Allora una “settimana santa” è essenzialmente diversa, va capita nel profondo, anche se le cose esterne cambiano di poco e i giorni si susseguono ai giorni come prima. È la settimana della manifestazione di Dio.

Occorre preparare il cuore a questi giorni. Vedremo emergere a poco a poco, e con sempre maggiore forza, la figura di Cristo e noi attraverso quello che farà e dirà capiremo sempre più qual è lo Spirito interiore che lo anima. Comprenderemo che egli è il Figlio di Dio mandato dal Padre per salvarci. Lo vedremo mettere in atto le decisioni più importanti in nostro favore: diventare Eucaristia, donare la sua vita sulla croce, risorgere dai morti.

Sono decisioni straordinarie che solo Dio poteva pensare e realizzare.

In questa Settimana il Santo inviato di Dio, il Cristo di Dio e Figlio di Dio, ci rivelerà tutte le sue cose lasciandole sgorgare da un cuore colmo d’amore per noi.

La nostra sapienza consisterà nel saper ascoltare, nel riflettere e poi corrispondere al Signore con tutta la nostra vita.

Beati noi se questa settimana risveglierà in ciascuno la fame e la sete della santità!

È il senso dei giorni che cominciano. Viviamoli con l’animo teso nell’attenzione e colmo di buona volontà, per venire davvero incontro al disegno di salvezza che Dio ha per noi.

 

Don Luigi Pedrini

18 MARZO 2018

Carissimi Parrocchiani,

la visita nella nostra parrocchia, in questa domenica, di una rappresentanza della Confraternita di San Leonardo di Noblat, la terra natale di san Leonardo, diventa per noi occasione per ricordare il nostro Santo Patrono e anche per gustare la gioia della “Comunione dei Santi” che ci fa sentire, nonostante le distanze e le diversità, uniti nella grande famiglia della Chiesa.

Riporto sotto una strofa dell’inno di San Leonardo che si canta in Francia e che domani sarà cantato anche nella nostra Chiesa.

Pala restaurata

Pala restaurata

Ton nom s’est répandu                             Il tuo nome si è diffuso

au delà des frontières                               al di là delle frontiere

Il est del plus connus                                 È tra i più conosciuti

en notre Europe entière.                       nella nostra Europa intera.

Qu’il soit soit toujours porté               Che sia sempre portato

partout avec honneur                             ovunque con onore

et chez nous invoqué                               e presso di noi invocato

en confiance et ferveur.                        con confidenza e fervore.

don Luigi Perdini

 

11 MARZO 2018

Carissimi Parrocchiani,

concludevo la settimana scorsa riferendo che la visita notturna che Saul fa alla negromante di Endor allo scopo di consultare i morti e avere un consiglio sulla decisione più opportuna da prendere è carica di infinita tristezza e insieme di pietà. Riporto per intero il racconto.

5Quando Saul vide il campo dei Filistei, ebbe paura e il suo cuore tremò. 6Saul consultò il Signore e il Signore non gli rispose, né attraverso i sogni né mediante gli urìm né per mezzo dei profeti.7Allora Saul disse ai suoi ministri: “Cercatemi una negromante, perché voglio andare a consultarla”. I suoi ministri gli risposero: “Vi è una negromante a Endor”. 8Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da quella donna di notte. Disse: “Pratica per me la divinazione mediante uno spirito. Èvocami colui che ti dirò”. 9La donna gli rispose: “Tu sai bene quello che ha fatto Saul: ha eliminato dalla terra i negromanti e gli indovini. Perché dunque tendi un tranello alla mia vita per uccidermi?”. 10Saul le giurò per il Signore: “Per la vita del Signore, non avrai alcuna colpa per questa faccenda”. 11Ella disse: “Chi devo evocarti?”. Rispose: “Èvocami Samuele”.

12La donna vide Samuele e proruppe in un forte grido e disse a Saul: “Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!”. 13Le rispose il re: “Non aver paura! Che cosa vedi?”. La donna disse a Saul: “Vedo un essere divino che sale dalla terra”. 14Le domandò: “Che aspetto ha?”. Rispose: “È un uomo anziano che sale ed è avvolto in un mantello”. Saul comprese che era veramente Samuele e s’inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. 15Allora Samuele disse a Saul: “Perché mi hai disturbato evocandomi?”. Saul rispose: “Sono in grande angustia. I Filistei mi muovono guerra e Dio si è allontanato da me: non mi ha più risposto, né attraverso i profeti né attraverso i sogni; perciò ti ho chiamato, perché tu mi manifesti quello che devo fare”. 16Samuele rispose: “Perché mi vuoi consultare, quando il Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico? 17Il Signore ha fatto quello che ha detto per mezzo mio. Il Signore ha strappato da te il regno e l’ha dato a un altro, a Davide. 18Poiché non hai ascoltato la voce del Signore e non hai dato corso all’ardore della sua ira contro Amalèk, per questo il Signore ti ha trattato oggi in questo modo. 19Il Signore metterà Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore metterà anche le schiere d’Israele in mano ai Filistei”. 20All’istante Saul cadde a terra lungo disteso, pieno di terrore per le parole di Samuele; inoltre era già senza forze perché non aveva mangiato nulla tutto quel giorno e tutta quella notte. 21Allora la donna si accostò a Saul e, vedendolo sconvolto, gli disse: “Ecco, la tua serva ha ascoltato la tua voce. Ho esposto al pericolo la mia vita per ascoltare la parola che tu mi hai detto. 22Ma ora ascolta anche tu la voce della tua serva. Voglio darti un pezzo di pane: mangia e così riprenderai le forze, perché devi rimetterti in viaggio”. 23Egli rifiutava e diceva: “Non mangio”. Ma i suoi servi insieme alla donna lo costrinsero ed egli ascoltò la loro voce. Si alzò da terra e sedette sul letto. 24La donna aveva in casa un vitello da ingrasso; si affrettò a ucciderlo, poi prese la farina, la impastò e gli fece cuocere pani azzimi. 25Mise tutto davanti a Saul e ai suoi servi. Essi mangiarono, poi si alzarono e partirono quella stessa notte (1 Sam 28,3-25).

Commenta giustamente Rossi De Gasperis: Non si rimane insensibili davanti a un guerriero grande e valoroso che rimane atterrito, con il cuore che trema di paura e cade a terra lungo disteso, spaventato e senza forze a causa di un lungo digiuno (forse rituale: cfr. 1 Sam 14,14.28-31). Grande è pure la figura della negromante, prima sorpresa e spaventata per la visita notturna del re, e poi piena di pietà materna, che la spinge a preparargli da mangiare per fargli riprendere le forze (Prendi il libro, pp. 126-127).

don Luigi Pedrini

4 MARZO 2018

Carissimi Parrocchiani,

lasciamo per il momento le vicissitudini di Davide e ritorniamo a Saul per riferire gli ultimi avvenimenti della sua vita.

Mentre Davide vive esule nel deserto, Saul continua a regnare ossessionato più dalla preoccupazione di far morire Davide ritenuto un pericolo per il regno, piuttosto che di difendersi dai Filistei che sono, in realtà, il vero pericolo per gli Israeliti.

Pur avendo momenti di lucidità in cui si rende conto dell’ingiustificata persecuzione che sta portando avanti nei confronti di Davide, tuttavia il sospetto e la gelosia hanno in lui il sopravvento. E così il suo animo è sempre più in preda al turbamento: si sente solo, ha l’impressione di non essere compreso, di essere tradito da tutti, persino da Gionata, il figlio amato che, invece, gli resta accanto fino alla morte.

Se è vero che sono pochi quelli che stanno veramente vicino a Saul prendendosi a cuore il dramma interiore che sta vivendo, sono molti invece coloro che gli ruotano attorno per trarne qualche beneficio. Sono proprio costoro che informano Saul degli spostamenti di Davide e lo invogliano a dargli la caccia.

Così, Saul va avanti nel suo ostinato inseguimento di Davide e lo fa con cattiveria, reagendo senza alcuna misericordia con quanti si oppongono al suo operato e favoriscono il nascondimento di Davide. Proprio per questa ragione arriva a mettere in atto una strage sacrilega con la quale uccide i sacerdoti di Nob, rei di avere dato ingenuamente ospitalità a Davide (1 Sam 21,1-10; 22,11-19).

Intanto, però, il pericolo di incursioni predatrici e distruttive da parte dei Filistei è alle porte e a questo punto inizia il dramma finale di questo re.

Il testo biblico nel riferire gli avvenimenti della notte che precede l’ultima battaglia riesce a dare alla solitudine di Saul e alla tristezza sconfinata che invadono il suo cuore una grandezza epica capace di far “nascere in noi un’immensa simpatia per questo Messia abbandonato dal Signore e dagli uomini” (Prendi il libro, p. 126).

Per inquadrare meglio questo scorcio finale della vita di Saul è conveniente richiamare in sintesi la sequenza degli ultimi avvenimenti.

Il profeta Samuele è morto ed è stato sepolto in Rama (Cfr. 1 Sam 25,1); per gli Israeliti si profila ormai il pericolo di uno scontro diretto con i Filistei; Saul da parte sua, in questa situazione, non sa quale strategia sia meglio adottare per difendersi.

Nella solitudine disperata in cui viene a trovarsi opta per una soluzione estrema. Contraddicendo al divieto che egli stesso aveva emanato con il quale proibiva in Israele la prassi di evocare i morti per conoscere i disegni di Dio, decide di recarsi da una negromante che abitava in Endor che, nonostante il decreto del re, continuava a praticare la consultazione dei morti. Si traveste per non essere da lei riconosciuto e nella notte si mette in cammino.

Il racconto di questa vicenda notturna è carico di infinita tristezza e nello stesso tempo di vera pietà. Vale la pena che lo leggiamo per intero. Ma vedremo la prossima volta.

don Luigi Pedrini

 

25 FEBBRAIO 2018

Carissimi Parrocchiani,

dicevo la settimana scorsa che Davide, pur vivendo in esilio a fianco dei Filistei, riesce a guadagnarsi la loro fiducia e allo stesso tempo a mantenere buoni rapporti con i capi di Israele. In una circostanza, però, questo doppio gioco che gli consente di salvare la vita rischia di portarlo nella situazione spiacevole di trovarsi a combattere contro il suo stesso popolo. In effetti, tutto sembra andare in questa direzione. Senonché, quando, con suo grande dispiacere, già si prepara a portarsi sul campo di battaglia e a combattere al fianco del re Achis, il re filisteo che gli ha dato fiducia e lo ha posto a capo delle sue milizie, ecco accadere un fatto del tutto inatteso che ribalta completamente la situazione. Ascoltiamo direttamente dal testo biblico come sono andate le cose:

1In quei giorni i Filistei radunarono l’esercito per combattere contro Israele e Achis disse a Davide: “Tieni bene a mente che devi uscire in campo con me insieme con i tuoi uomini”. 2Davide rispose ad Achis: “Tu sai già quello che farà il tuo servo”. Achis disse: “Bene! Ti faccio per sempre mia guardia del corpo”. […]

1I Filistei avevano concentrato tutte le schiere ad Afek, mentre gli Israeliti erano accampati presso la sorgente che si trova in Izreèl. 2I prìncipi dei Filistei marciavano con le loro centinaia e le loro migliaia. Davide e i suoi uomini marciavano nella retroguardia con Achis. 3I capi dei Filistei domandarono: “Che cosa fanno questi Ebrei?”. Achis rispose ai capi dei Filistei: “Non è forse costui Davide, servo di Saul, re d’Israele? È stato con me un anno o due e non ho trovato in lui nulla da ridire dal giorno che è capitato qui fino ad oggi”. 4I capi dei Filistei si irritarono tutti contro di lui e gli intimarono: “Rimanda quest’uomo: torni al luogo che gli hai assegnato. Non venga con noi in guerra, perché non diventi nostro avversario durante il combattimento. Come riacquisterà costui il favore del suo signore, se non con le teste di questi uomini? 5Non è costui quel Davide a cui cantavano tra le danze dicendo: “Ha ucciso Saul i suoi mille e Davide i suoi diecimila”?”.

6Achis chiamò Davide e gli disse: “Per la vita del Signore, tu sei retto e io vedrei bene che tu vada e venga con le mie schiere, perché non ho trovato in te alcun male, da quando sei arrivato fino ad oggi. Ma non sei gradito agli occhi dei prìncipi. 7Quindi torna e va’ in pace, così non farai cosa sgradita agli occhi dei prìncipi dei Filistei”. 8Rispose Davide ad Achis: “Che cosa ho fatto e che cosa hai trovato nel tuo servo, da quando sono stato alla tua presenza fino ad oggi, perché io non possa venire a combattere contro i nemici del re, mio signore?”. 9Rispose Achis a Davide: “So bene che tu mi sei prezioso come un messaggero di Dio; ma i capi dei Filistei mi hanno detto: “Non deve venire con noi a combattere”. 10Àlzati dunque domani mattina con i servi del tuo signore che sono venuti con te. Alzatevi presto e allo spuntar del giorno partite”. 11Il mattino dopo Davide e i suoi uomini si alzarono presto e partirono, tornando nel territorio dei Filistei. I Filistei salirono a Izreèl (! Sam 28,1-2; 29,1-11).

Come si vede si ha l’impressione che il Signore circondato Davide con un muro di protezione. Nella sua vita può accadere di tutto e tuttavia c’è un limite che né lui, né i suoi nemici devono superare. Qualcosa del genere si ritrova anche nella vita di Abramo in occasione del suo incontro con il faraone in terra d’Egitto. Se il faraone recede dal proposito di prendersi in moglie Sara che, secondo la promessa di Dio, è destinata a dare a Davide una discendenza che diventerà numerosa come le stelle, è solo perché Dio interviene ponendo una sorta di veto al faraone. Come a dire che proprio quando veniamo a trovarci in situazioni in cui ci scopriamo privi di qualsiasi risoluzione, emerge forte l’affidabilità di quel Dio che ci ha condotti fin lì e che sempre, nel modo più inatteso, riapre la strada davanti a noi.

don Luigi Pedrini

18 FEBBRAIO 2018

Carissimi Parrocchiani,

stiamo riferendo del periodo di esilio vissuto da Davide a motivo della persecuzione di Saul. Dicevo la volta scorsa che questo tempo di prova evidenzia alcuni tratti significativi della personalità di Davide.

Già abbiamo parlato della sua umanità disposta a far prevalere la pietà sul puntiglio. Ora voglio dire qualcosa sulle sue qualità di uomo esperto in strategie militari.

Teniamo presente che Davide, dovendo vivere da rifugiato fuori della terra promessa, nel deserto, si trova a fianco a fianco con i Filistei che sono i nemici di Israele, proprio quei nemici che a suo tempo Davide stesso ha umiliato vincendo in duello il loro eroe Golia. Ora, tutto questo, i Filistei lo ricordano bene.

In questa situazione Davide si vede costretto, per avere salva la vita, a mettere in atto un doppio gioco. Fingendo di essere diventato nemico di Saul e degli Israeliti riesce a trovare accoglienza presso Achis, un re filisteo, dal quale ottiene in concessione per sé e per i suoi uomini la città di Ziklàg, città che – annota la Scrittura – è rimasta poi un possesso di Giuda fino ad oggi (1 Sam 27,6). Ma anche in questa situazione di ambiguità riesce a mantenere relazioni buone con gli anziani di Israele che, dopo Saul, erano tra gli israeliti le persone più autorevoli.

Come si vede, si trattava di un equilibrio non facile da mantenere, estremamente delicato. Eppure, Davide riesce per anni a vivere tra i filistei guadagnandosi la loro fiducia e nello stesso tempo a tenere vivi i legami col suo popolo.

Solo in un caso questo non facile equilibrio ha corso seriamente il rischio di infrangersi. A un cero punto, i Filistei decidono di coalizzarsi e di affrontare in battaglia gli Israeliti. In questo progetto coinvolgono anche il re Achis il quale, a sua volta, coinvolge anche Davide, che è ormai diventato uomo di sua fiducia tanto da averlo nominato sua guardia del corpo (1 Sam 28,2).

Per Davide si profila una situazione davvero imbarazzante e dolorosa. In caso di effettivo coinvolgimento nel conflitto si troverebbe a dover combattere contro il suo popolo. E questa è una cosa che gli ripugna e che non vuole in alcun modo.

È l’intervento della Provvidenza che gli permette di uscire dall’imbarazzante situazione che era venuta a crearsi. Vale la pena ascoltare per intero dal racconto biblico come sono andate le cose. Ma vedremo la prossima volta.

don Luigi Pedrini

11 FEBBRAIO 2018

Carissimi Parrocchiani,

continuiamo il racconto dell’esilio di Davide. Nonostante la benevolenza da lui dimostrata sempre nei confronti di Saul, non ottiene dal re che una temporanea tregua delle sue ostilità. Infatti, Saul dopo una momentanea tregua ritornava nel suo animo malato a nutrire pensieri di ostilità nei confronti di Davide che si trova così a dover prolungare il suo esilio.

È un tempo di grande prova nel quale Davide sperimenta tutto il dolore di vedersi estromesso dalla sua patria, dalla terra promessa: si trova a vivere in una terra dove Jahwé non è riconosciuto e domina l’idolatria.

Sono anni segnati anche da un susseguirsi di chiaroscuri che che mettono in luce la grandezza di Davide sia sotto il profilo dell’uomo ricco di umanità; sia sotto il profilo dell’uomo esperto di strategie militari; sia sotto il profilo dell’uomo che crede e si affida Dio.

Sotto il profilo dell’uomo ricco di umanità va ricordato il suo incontro con Abigail (Cfr. 1 Sam 25,1-41) la moglie di Nabal, uomo tanto ricco quanto stolto. Infatti si dimostra profondamente ingrato nei confronti di Davide: nonostante i tanti benefici che ha ricevuto da Davide e dai suoi uomini per tutto il tempo che gli è vissuto accanto, si rifiuta di dare la provvigione di cibo che Davide gli chiede per sfamare quanti sono al suo servizio. Davanti a questo comportamento stolto e arrogante Davide si indispettisce e si muove con i suoi uomini contro di lui con l’intenzione di assalirlo e ottenere con la forza quello che non gli concede per gratitudine.

A questo punto, però, il racconto riferisce l’intervento di Abigail, moglie di Nabal che va incontro a Davide, gli parla, lo induce ad abbandonare il proposito di farsi giustizia e a far prevalere la misericordia nei confronti della sua famiglia. Abigail intercede offrendo a Davide generosi donativi, parla con saggezza e con profondo rispetto e Davide si lascia volentieri disarmare dalla generosità e dalla sapienza di questa donna. Mette da parte con molta umiltà il proposito maturato dal puntiglio di voler dare una lezione a Nabal e accoglie prontamente e benevolmente la richiesta di Abigail lodando Dio di averla ispirata a venire da lui:

Davide disse ad Abigàil: “Benedetto il Signore, Dio d’Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me. 33Benedetto il tuo senno e benedetta tu che sei riuscita a impedirmi oggi di giungere al sangue e di farmi giustizia da me. 34Viva sempre il Signore, Dio d’Israele, che mi ha impedito di farti del male”. 35Davide prese poi dalle mani di lei quanto gli aveva portato e le disse: “Torna a casa in pace. Vedi: ho ascoltato la tua voce e ho rasserenato il tuo volto” (1 Sam 25,32-35).

Nabal muore di lì a poco e Davide aggiungerà Abigail ad Achinoam di Izreel, la moglie che aveva preso dopo che aveva dovuto abbandonare Mical la figlia di Saul.

don Luigi Pedrini

04 Febbraio 2018

Carissimi Parrocchiani,

abbiamo ricordato l’ambiente amico che si crea attorno a Davide nonostante l’ostilità di Saul nei suoi confronti. Ora, però, dobbiamo dire che questa situazione a un certo punto precipita e prende una piega decisamente a sfavore di Davide. L’ostilità di Saul si fa sempre più manifesta; egli si è convinto che Davide è un ostacolo alla sua regalità e che pertanto va tolto di mezzo.

Così Davide, dopo essersi congedato dall’amico Gionata, dà inizio a un periodo in cui vive sostanzialmente alla macchia per sfuggire alle mani di Saul. Sono anni nei quali dimora – particolare questo che ha del paradossale – fuori della terra promessa, quella terra che in quanto re scelto e consacrato da Dio gli appartiene.  Il deserto diventa il suo rifugio e vive di espedienti.

Riguardo a questi anni si possono dare le interpretazioni più diverse: anni di fuga e di nascondimento; anni di brigantaggio e di razzia; anni di dissidenza politica; anni di doppio gioco con i nemici di sempre, i Filistei (cfr Rossi del Gasperis, Prendi il libro, 122). Ciascuna di queste letture coglie aspetti che hanno segnato effettivamente questa esperienza di esilio.

Tuttavia, l’interpretazione che maggiormente coglie nel segno e fa luce sulle risonanze interiori di Davide ce la offre egli stesso nei due colloqui che intrattiene a distanza con Saul che lo sta inseguendo nel deserto. Nel primo colloquio così si rivolge al re: “Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti; ma la mia mano non sarà mai contro di te. Contro chi è uscito il re d’Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce. Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e difenda la mia causa e mi liberi dalla tua mano” (1 Sam 24,13.15-16). Nel secondo colloquio così lo incalza: “Perché il mio signore perseguita il suo servo? Che cosa ho fatto? Che male si trova in me? Ascolti dunque il re, mio signore, la parola del suo servo: se il Signore ti incita contro di me, voglia accettare il profumo di un’offerta; ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al Signore, perché oggi mi scacciano lontano, impedendomi di partecipare all’eredità del Signore, dicendo: “Va’ a servire altri dèi”. Almeno non sia versato sulla terra il mio sangue lontano dal Signore, ora che il re d’Israele è uscito in campo per ricercare una pulce, come si insegue una pernice sui monti” (1 Sam 26,18-20).

Cogliamo in queste parole la fotografia della situazione: da una parte c’è Saul che gli dà la caccia con i suoi uomini; dall’altra c’è Davide che davanti al pericolo che lo sovrasta si sente come un cane morto, una pulce che si insegue alla stregua di una pernice sui monti.

Sono degne di nota le parole con cui Davide avvia il dialogo con Saul: “Sia giudice il Signore tra me e te” (1 Sam. 24,13). Davide anche in questa situazione in cui conduce una vita randagia ha l’umiltà di affidare la sua vita e la sua causa al Signore. Egli sa bene di essere il re eletto, sa bene di non aver nulla da rimproverarsi nei confronti di Saul e, tuttavia, riconosce che il giudizio vero su quello che sta accadendo spetta solo a Dio: per questo si rimette totalmente nelle sue mani.

In due occasioni con i suoi uomini si trova nella possibilità di poter infierire su Saul e di liberarsene definitivamente, ma con assoluta risolutezza si astiene dall’alzare la mano contro di lui e lo impedisce anche ai suoi compagni: “Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore” (1 Sam 24,7).

Queste parole sono rivelative dell’alta concezione che Davide aveva riguardo al re in quanto consacrato da Dio.

 don Luigi Pedrini

28 Gennaio 2018

Carissimi Parrocchiani,

concludevo la settimana scorsa dicendo che attorno a Davide, nonostante l’atteggiamento di ostilità che Saul viene assumendo nei suoi confronti, viene a crearsi un ambiente amico dove ci sono persone che palesemente gli dimostrano stima e affetto.

Tra queste non possiamo passare sotto silenzio almeno due persone: anzitutto, Mical, la figlia minore di Saul. Il padre si accorge che il cuore della figlia si è legato a Davide e, assecondando il suo desiderio, gliela promette in sposa. La promessa viene adempiuta in seguito a una impresa militare contro i Filistei nella quale Davide riporta una schiacciante vittoria (Cfr. 1 Sam 18,20-30). Mical, poi, sarà determinante per l’incolumità di Davide. Sarà proprio lei ad aiutarlo a sfuggire all’ennesimo tentativo del padre di ucciderlo. Si legge al riguardo nel testo biblico: Saul mandò messaggeri alla casa di Davide per sorvegliarlo e ucciderlo il mattino dopo. Mical, sua moglie, avvertì Davide dicendo: “Se non metti in salvo la tua vita questa notte, domani sarai ucciso”. 12Mical calò Davide dalla finestra e quegli partì di corsa e si salvò (1 Sam 19,11-12).

In secondo luogo, va ricordato Gionata, il figlio maggiore di Saul, l’erede legittimo al trono, che instaura una profonda amicizia con Davide. Questa amicizia è come un tassello luminoso che viene a incastonarsi nella situazione contraddittoria che viene a crearsi attorno a Davide nel vedersi sempre più allontanato e guardato con sospetto dal re, che ora è diventato anche suo suocero. Il testo afferma che la vita di Giònata s’era legata alla vita di Davide, e Giònata lo amò come se stesso (1 Sam 18,1b).

In effetti, questa amicizia, suggellata quasi in modo sacramentale attraverso un patto di impegno reciproco e con il dono che Gionata fa all’amico della sua armatura e della sua veste, sarà pure decisiva per la salvezza di Davide. In diverse occasioni, infatti, Gionata interverrà a difendere l’amico presso il padre.

Gionata muore molto giovane mentre combatte fianco a fianco di Saul. Quantunque non condividesse l’ostilità che il padre nutriva nei confronti di Davide, tuttavia gli è stato sempre vicino fino a morire con lui sul campo di battaglia.

Quando Davide si troverà a intessere per l’amico l’elogio funebre, ricorderà espressamente il dono di questa amicizia del tutto disinteressata e la qualificherà “preziosa più che amore di donna” (2 Sam 1,26). Scrive in proposito Rossi de Gasperis: “Solo chi non conosce, e non ha mai conosciuto, il legame sereno e infrangibile, che un purissimo amore di amicizia può stabilire tra due persone, […], può essere indotto a sospettare tra Gionata e Davide un rapporto men che puro. I due versetti che raccontano l’addio dei due giovani, il loro abbracciarsi e baciarsi nel pianto, prima di separarsi, nel nome del Signore, valgono più di un lungo trattato filosofico sull’amicizia” (cfr. 1 Sam 23,15-18).

 don Luigi Pedrini

21 Gennaio 2018

Carissimi Parrocchiani.

dopo la pausa delle Feste Natalizie riprendiamo il filo della vicenda di Davide. Si tratterebbe di seguire ora gli avvenimenti che vanno dalla sua venuta a corte fino al momento in cui comincia a regnare dopo la morte di Saul. Non avendo, però, la possibilità di entrare nel dettaglio di questo resoconto storico, ci limiteremo a fare due affondi trasversali con i quali prenderemo in considerazione prima la sua amicizia con Gionata e poi la sua testimonianza di umiltà. Vale, tuttavia, la pena richiamare, sia pure per accenni, l’intera sequenza degli avvenimenti così che possiamo situare meglio nel loro contesto le due focalizzazioni che faremo.

A partire dal capitolo 16 il racconto presenta Davide come colui che si affianca a Saul e dà  inizio al cammino di ascesa che lo porterà a succedergli sul trono. Dunque, da una parte c’è Saul, il re che rifiutato da Dio che è ormai votato al declino; dall’altra c’è Davide, il re prescelto e consacrato nel segreto dal profeta Samuele. Proprio questo loro affiancarsi fa risaltare sempre più nitida, la figura di Davide come colui che possiede la statura del vero re.

Stando al testo che già abbiamo commentato, il primo incontro tra Saul e Davide sarebbe avvenuto in occasione della sua visita ai fratelli accampati nella valle del Terebinto. Tuttavia, il testo ha conservato anche un’altra tradizione secondo la quale Davide sarebbe stato chiamato a corte per le sue doti di musicista e così rallegrare con la sua cetra il cuore intristito del re Saul.

Nella descrizione sintetica della personalità di Davide offerta al versetto 18 del cap. 16 si dice che egli sa suonare ed è forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio di parole, di bell’aspetto, e il Signore è con lui. Sta di fatto che Saul in seguito alla vittoria su Golia comincia a prendere Davide in seria considerazione: in quel giorno lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa di suo padre (1 Sam. 18,2); lo coinvolge nelle imprese militari e gli assegna un ruolo sempre più da protagonista. Il testo sottolinea che a Davide tutto riesce bene e che le sue imprese militari incontrano il gradimento del popolo, dei ministri di Saul e delle donne delle città di Israele.

Ma “come spesso avviene” – la sottolineatura è di Rossi de Gasperis – “proprio l’entusiasmo delle donne per qualcuno fa ingelosire e incupire un altro” (Prendi il libro, 120).  Infatti, comincia ad affiorare nell’animo già malato di Saul il tarlo della gelosia che lo porta a intraprendere anche azioni sconsiderate contro Davide. Più di una volta inveisce contro di lui mentre sta suonando per confortarlo e cerca con la lancia di colpirlo a morte (cfr. 1 Sam 18,5-16; 19,9-10). Allo scopo di riuscire nel suo intento lo espone al pericolo in campo di battaglia perché abbia a soccombere sotto la mano dei Filistei.

Ma in tutte queste situazioni Davide riesce a sfuggire alla morte e, anzi, continua a passare, dal punto di vista militare, di successo in successo. Sotto il suo comando, si moltiplicano infatti le vittorie sui Filistei (cfr. 1 Sam 18,12.28-30; 19,8).

Così, attorno a Davide viene a crearsi una situazione contraddittoria: da una parte si trova a subire le ingiustizie di Saul; dall’altra, si diffonde anche un ambiente amico che nutre grande stima nei suoi confronti.

don Luigi Pedrini