26 Luglio 2015

Carissimi Parrocchiani,

nella riflessione della scorsa settimana abbiamo abbozzato qualche risposta alle domande: “Chi è il faraone in noi? Chi è Mosè in noi?”.

Completiamo quelle osservazioni aggiungendo che il far crescere in noi Mosè e non il faraone è un’opera mai realizzata una volta per tutte. È piuttosto una meta verso la quale occorre incamminarsi con decisione e costanza.

San Gregorio di Nissa, nella sua opera La vita di Mosè, ha una bella riflessione sul tema del progresso spirituale. Scrive il santo che quando in gioco c’è la nostra crescita nelle virtù, la perfezione ha un solo limite: quello di non averne alcuno.

Per questa ragione – continua san Gregorio – san Paolo non si è mai considerato nel suo cammino di fede un uomo arrivato. Anzi, correndo nella via delle virtù, non ha cessato mai di “protendersi verso il futuro” (Fil 3,13). Egli reputava pericoloso nella vita spirituale smettere di correre e fermarsi. E ne dà anche la motivazione: come la fine della vita è inizio della morte, così smettere di correre nella via della virtù significa iniziare a correre in quella del vizio.

Dunque, la vita dell’uomo non è mai ferma e non raggiunge mai un punto stabile: è sempre in cammino. E il cammino può essere nella giusta direzione, cioè verso la crescita delle virtù; oppure, può essere nella direzione sbagliata, sulla strada che allontana da una vita virtuosa. Dobbiamo fare un grande sforzo per non perdere la perfezione acquisita e per conseguire la perfezione di cui siamo capaci. Non è forse l’attitudine a tendere a un bene sempre maggiore a costituire la perfezione della natura umana?

Come stimolo e aiuto a rimanere persone in cammino san Gregorio suggerisce di accogliere la Scrittura come propria parola e di valorizzare, in particolare, quei testi che presentano persone di fede che sono state esempi luminosi di virtù.

E volendo indicare una persona della Scrittura quale modello di fede particolarmente significativo, cioè quale esempio di virtù provata che possa svolgere per noi la funzione di faro, suggerisce proprio la figura di Mosè. Il suo esempio mostra chiaramente come sia possibile far approdare l’anima al porto tranquillo della virtù, in cui non sarà più esposta alle tempeste della vita e in cui non si rischierà più di naufragare negli abissi del peccato sotto gli urti delle ondate successive delle passioni.

Facendo nostra questa consegna di Mosè quale esempio di fede da imitare, ci disponiamo in sua compagnia a riprendere il cammino.

Don Luigi Pedrini