12 Luglio 2015

Carissimi Parrocchiani,

al chiarimento circa le dieci piaghe quali ‘ punizioni’ inflitte all’Egitto ne aggiungiamo un secondo circa il tema dell’indurimento del cuore del faraone. L’espressione secondo la quale Dio ‘indurisce’ il cuore del faraone rendendolo ostinato ricorre frequentemente nel racconto delle dieci piaghe (cfr. 4,21; 7,3.14.22; 8,11.15.28, ecc.).

Per fare luce sul senso di questa espressione dobbiamo precisare che l’indurimento del cuore è quell’atteggiamento interiore per cui non si vuole recedere dalla propria posizione, anzi ci si irrigidisce, nonostante si percepisca interiormente che sarebbe giusto cedere, cambiare posizione e venire incontro alla richiesta fatta.

Il cedere alla richiesta di Mosè appariva al faraone come una compromissione del suo potere. E dal momento che questo gli sembrava inaccettabile, ha reso sempre più duro il suo cuore.

Generalmente a questo atteggiamento interiore si arriva o per la strada dell’ostinazione oppure per quella della debolezza.

Ci si indurisce per ostinazione quando ci si attacca gelosamente alle proprie posizioni, idee, vedute. Si può incontrare questo atteggiamento non solo al di fuori in chi ha posizioni diverse dalle nostre, ma anche nei nostri ambienti in chi è convinto di avere in mano la verità e, di conseguenza, non cede perché vuole difendere la propria identità ed essere fedele alla propria storia.

Ci si indurisce, invece, per debolezza quando sperimentando il nostro limite nell’amare le persone, specie quelle che ci hanno creato difficoltà o ci hanno fatto dei torti. decidiamo di comportarci nel rapporto con gli altri – uso l’espressione di Gesù – così come fanno i pagani (Lc 6,31-35). E allora riserviamo il saluto solo a quelli che ci salutano; facciamo del bene a quelli da cui possiamo riceverne; sorridiamo a chi ci sorride o alle persone che ci incutono un po’ di timore. Questa debolezza è, in fondo, la nostra paura di perdere, come il faraone e, non essendo disposti a questo, finiamo per indurire il cuore. Anzi, ultimamente, alla radice di questa debolezza sta la paura di quel ‘perdere la vita’ che, secondo la parola di Gesù, è la sola strada che ci permette di realizzare veramente noi stessi e di essere suoi discepoli.

In questo modo, finiamo, come dice san Paolo, per fare il male che non vogliamo. Vediamo il bene, ma le nostre rigidità interiore ci impediscono di attuarlo. E allora ecco che il Signore ‘indurisce il nostro cuore’, cioè ci fa conoscere i limiti che ci portiamo dentro, permette che battiamo la testa, per renderci conto che c’è un potere faraonico in noi che vuole fare da padrone.

Per questa strada impariamo a gridare a Lui e a chiedere che la sua misericordia ci purifichi e ci salvi.

Don Luigi Pedrini