23 Marzo 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 23 Marzo 2014

Carissimi Parrocchiani,

siamo arrivati all’epilogo della vicenda di Giuseppe e sappiamo che quando si arriva alla fine di una storia si cerca sempre di ricavarne il ‘succo’. Al riguardo, due grandi indicazioni di rotta possiamo ricavare per il nostro cammino di fede.
La testimonianza di Giuseppe ci sollecita anzitutto a camminare verso la fraternità amica; in secondo luogo, a tendere alla sapienza autentica, quella sapienza che, secondo la Scrittura, è un dono che viene da Dio. Circa la prima indicazione di rotta credo che non ci sia altro da aggiungere a quello che già abbiamo detto; quanto alla seconda è, invece, utile fare qualche considerazione.
Nel libro della Genesi, a partire dal capitolo 40, Giuseppe emerge sempre più quale figura esemplare del ‘sapiente’, cioè come persona dotata della sapienza di Dio. Diversi sono gli ambiti in cui egli manifesta tale dono.
Un primo ambito è quello dei sogni: Giuseppe è il sapiente che interpreta i sogni. Durante la prigionia ha avuto modo di interpretare prima i sogni del panettiere e del coppiere; poi, quelli del faraone.
In questa capacità di discernimento Giuseppe ha fatto grandi progressi. Mentre quando era ragazzo raccontava i suoi sogni ai genitori e ai fratelli senza comprendere il loro significato e, anche per questo, è andato incontro a grandi sofferenze, ora che è diventato adulto ha acquistato la capacità di interpretare i sogni.
Con tutta umiltà e sincerità Giuseppe riconosce che l’interprete autorevole e veridico dei sogni, in realtà, è Dio e che lui può farsene interprete soltanto in forza della sapienza elargitagli da Dio stesso.

Riguardo all’atteggiamento da tenere nei confronti dei sogni, la Bibbia ha una posizione estremamente equilibrata: suggerisce di guardarli con molta circospezione. In una delle note di commento al testo biblico si legge: “Il sogno, come lo specchio, non mostra che un’immagine irreale, o ancora: il sogno non fa che mostrare ciò che chi sogna porta in sé, senza insegnargli di più e senza maggiori garanzie” (cfr. Bibbia di Gerusalemme, p. 1476). Dunque, non è conveniente fare affidamento sui sogni e, tuttavia, possono essere utili per capire meglio chi siamo, come afferma anche la psicologia.
Da questo punto di vista, Giuseppe è l’uomo che dopo essere passato attraverso sbagli, sofferenze e anche ingenuità, è arrivato a quella sapienza che gli ha permesso di comprendere se stesso e di aiutare anche gli altri a comprendere meglio la propria vita.

Don Luigi Pedrini

Avvisi 16 Marzo 2014

– Domenica 16 c.m., ore 10.00: catechismo dei ragazzi al mattino.
– Martedì 18 c.m.: Prove di canto
– Mercoledì celebriamo la Festa di San Giuseppe. Auguri a tutti i papà.
– Venerdì, ore 20.45: Via Crucis.
– Sabato mattina dalle ore 10.00 alle ore 11.30: confessioni.
– Ringrazio per l’offerta che avete fatto domenica scorsa in occasione della Giornata della solidarietà parrocchiale: è stata di E 1850,00. Ringrazio anche quanti si sono adoperati per la festa di Carnevale. L’offerta raccolta dalla vendita delle frittelle è stata di 350,00 E.
– Avviso circa la Benedizione delle famiglie.

AVVISO PER I GIOVANI
Nell’ambito del cammino proposto ai giovani in Diocesi, riterrà Mercoledì 19 marzo, presso l’Oratorio del Carmine, alle ore 21.00 un incontro sui temi della pace, della giustizia e del perdono.

AVVISO PER GLI ADOLESCENTI
Sabato, ore 18.30: Incontro in Oratorio

CATECHESI PER GLI ADULTI
Lunedì 17 c.m., sotto la casa arrocchiale, Incontro. Presentazione del Cap. 2 dell’Evangelii Gaudium di Papa Francesco. Rel. Pierangela Fiorani e Marco Bianchi.

16 Marzo 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 16 Marzo 2014

Carissimi Parrocchiani,

la seconda considerazione con la quale ci congediamo dal cammino verso la fraternità messo in atto da Giuseppe riguarda, precisamente, la pedagogia a cui egli ha fatto ricorso. È una pedagogia sapiente, fatta di ‘piccoli passi’ con i quali ha condotto i fratelli a ritornare dentro se stessi e a rendersi conto del male commesso provandone dispiacere: era la premessa necessaria per far rifiorire i sentimenti di vera fraternità fra loro e di filiale riverenza verso l’anziano padre.

La testimonianza di Giuseppe ci ricorda che la strada che porta alla riconciliazione è normalmente lastricata di ‘piccoli passi’. Anche Papa Francesco ne è convinto e ne dà testimonianza nell’esortazione Evangelii Gaudium quando indica i ‘piccoli passi’ per porre rimedio all’eventuale dissidio sorto con il proprio fratello. Egli ricordando le esortazioni di san Paolo: “Non lasciati vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,21) e “Non stanchiamoci di fare il bene” (Gal 6,9), osserva: “Tutti abbiamo simpatie e antipatie, e forse proprio in questo momento siamo arrabbiati con qualcuno. Diciamo almeno al Signore: “Signore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per lui e per lei”. Pregare per la persona con cui siamo irritati è un bel passo verso l’amore, ed è un atto di evangelizzazione. Facciamolo oggi! Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno!” (n 101).

Anche Gesù ha percorso la strada dei ‘piccoli passi’ per donarci la riconciliazione. Non si è accontentato di dirci semplicemente: “Vi perdono”, quantunque, volendolo, avrebbe potuto riconciliarci anche con una sola parola o anche – secondo la bella e poetica espressione del popolare inno eucaristico Adoro Te devote di san Tommaso d’Aquino con una sola goccia di sangue: Pie pellicane, Iesu Dòmine, / me immùndum munda tuo sànguine, / cuius una stilla salvum fàcere / totum mundum quit ab omni scélere.

E, invece, ha voluto percorrere fino in fondo i passi dell’Incarnazione: si è fatto uomo, ha accettato i nostri ritmi normali di crescita, ha conosciuto la gradualità legata al dover imparare, al formarsi come uomo, al comprendere come persona di fede il disegno del Padre su di Lui. Anche nei nostri confronti, non ha voluto saltare i tempi: con pazienza si è adeguato al nostro passo e ci ha introdotto a poco a poco verso una conoscenza sempre più profonda di Lui e del Padre.

Perché mai il Signore ha scelto una strada tanto umile, discreta, che ha richiesto tempi lunghi, così come il cammino pedagogico messo in atto da Giuseppe?

Una delle più belle risposte mi sembra quella offerta da san Pietro quando nella sua 1° lettera afferma: “Cristo ha voluto così darci l’esempio perché noi abbiamo a seguirne le orme”, cioè i suoi ‘piccoli passi’.. (1 Pt 2,21).

Don Luigi Pedrini

 

 

9 Marzo 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 9 Marzo 2014

Carissimi Parrocchiani,

non possiamo congedarci da questo episodio sul quale da tempo stiamo riflettendo senza fare due ultime considerazioni.

Giuseppe è riuscito nel suo intento di ricostruire i legami familiari coi fratelli. Questo, però, non basta: insieme alla riconciliazione fraterna era necessaria anche la riconciliazione con Dio.

Forse avremo notato che il racconto della vicenda di Giuseppe si è sviluppato fin qui senza mai nominare Dio. Egli sembra sostanzialmente assente. A un certo punto, però, la sua presenza si impone e avviene nel momento in cui Giuseppe ha condotto i fratelli a un passo ormai dalla riconciliazione. Infatti, quando ritornando dall’Egitto ritrovano i propri soldi nella sacca, si rendono conto che quanto sta loro accadendo è molto strano e, sia pure velatamente, chiamano in causa Dio: “Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso quest’angoscia” (Gen 42, 21).

Questa percezione dell’iniziativa di Dio avviene in concomitanza al riconoscimento della gravità del peccato commesso nei confronti di Giuseppe ed è un primo passo verso l’accoglienza del perdono di Dio. Chiaramente è un passo ancora bisognoso di purificazione perché l’immagine di Dio che essi hanno in mente è quella di un giudice che non dimentica il male compiuto e che vuole imporre la giusta sanzione per la colpa. Questa strada, però, non porta ad una vera riconciliazione con Dio: nel migliore dei casi porta a riparare il debito della colpa.

È Giuseppe che con le sue parole illuminate dalla fede e animate da grande compassione, aiuta i fratelli a scoprire l’immagine di un Dio pieno di misericordia, che non li ha mai abbandonati e che ha operato in modo da far sì che anche il male commesso diventasse parte del suo disegno di grazia. Sono emblematiche le parole con cui egli li rincuora nel momento in cui si rivela: Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Perché già da due anni vi è la carestia nel paese e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta gente. Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d’Egitto. (Gen 45, 5-8). Qui, per la prima volta, si fa menzione di Dio e si dice che la sua misericordia è così grande che persino il peccato può essere integrato nel suo disegno di grazia.

La storia della salvezza andrà avanti proprio in questa linea, fino a giungere alla croce di Gesù, vertice supremo dell’amore misericordioso di Dio verso di noi: lì il nostro massimo male è viene trasformato nel gesto di un amore totale che “va fino alla fine” (Gv 13,1).

La seconda e ultima considerazione la rimandiamo alla prossima settimana.

Don Luigi Pedrini

2 Marzo 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 2 Marzo 2014

Carissimi Parrocchiani,

 aggiungo una seconda considerazione sulla vicenda di Giuseppe che si riconcilia con i fratelli.

Egli, come abbiamo visto, è riuscito nell’intento di aprire progressivamente l’animo dei fratelli ad un’autentica fraternità, ma questo ha richiesto, da parte sua, la disponibilità a coinvolgersi in prima persona nell’itinerario di riconciliazione messo in atto.

Giuseppe in questa paziente opera pedagogica non è rimasto all’esterno come uno spettatore distaccato. Al contrario, ha dovuto creare, anzitutto dentro di sé, le condizioni adatte a far germogliare la riconciliazione: la pace che ristabilisce con i fratelli è il riflesso della pace che ha dovuto, in primo luogo, creare dentro di sé.

Non era facile: Giuseppe doveva prendere in mano una situazione delicata che lo toccava profondamente sul vivo sia sul piano degli affetti, sia sul piano delle emozioni. Si sa che gli affetti e le emozioni non sono facilmente dominabili e possono insinuare sentimenti di amarezza, di risentimento, di rivendicazione. Ha dovuto imparare a contenersi, a dominarsi, ad oggettivare le situazioni per avviare e portare a termine il processo di purificazione.

In questo modo, ha aiutato i fratelli a riappropriarsi del loro passato e a riscoprirsi dodici e non undici; ha fatto sì che egli, fratello ‘perduto’, ritornasse ad essere nuovamente presente come ‘fratello’ nella loro memoria e che rifiorissero nel loro cuore sentimenti veri di riverenza filiale nei confronti dell’anziano padre Giacobbe.

I testi sui quali ci siamo soffermati mostrano in crescendo il recupero autentico di queste relazioni: Ruben offre i suoi due figli per Beniamino; Giuda assume la propria responsabilità nei confronti di Beniamino dicendo: “Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la vita” (Gen 43, 9).

Questi sono i frutti del paziente e lungo cammino con il quale Giuseppe ha aiutato i fratelli a ritrovarsi. Dunque, per lui non è stato sufficiente dire: “Vi perdono”. È stato, invece, necessario operare con un impegno illuminato, paziente, lungimirante, così da ricostruire gli affetti logorati dalle colpe, dalle menzogne, dall’egoismo.

 Don Luigi Pedrini

 

16 Febbraio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 16 Febbraio 2014

Carissimi Parrocchiani,

oggi giungiamo al termine del cammino pedagogico col quale Giuseppe si è riconciliato con i suoi fratelli. Dopo che si è fatto riconoscere, manifestando loro i suoi sentimenti di fraternità, li ha rimandati a casa dal padre Giacobbe, con l’invito a ritornare per stabilirsi in Egitto fino alla cessazione della carestia. L’incontro tra Giuseppe e il padre anziano è descritto in modo sobrio:

(Giacobbe) aveva mandato Giuda davanti a sé da Giuseppe, perché questi desse istruzioni in Gosen ( = Egitto) prima del suo arrivo. Arrivarono quindi alla terra di Gosen. 29Allora Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì incontro a Israele, suo padre, in Gosen. Appena se lo vide davanti, gli si gettò al collo e pianse a lungo, stretto al suo collo. 30Israele disse a Giuseppe: “Posso anche morire, questa volta, dopo aver visto la tua faccia, perché sei ancora vivo” (Gen 46,28-30).

Il faraone accoglie la famiglia di Giuseppe con la massima disponibilità. I fratelli di Giuseppe vengono assunti dal faraone in qualità di sorveglianti sul suo bestiame, mettendo così a frutto la loro esperienza di pastori di greggi.

Rimane, a questo punto, un ultimo tassello a completare questa storia di riconciliazione. Per Giacobbe viene il momento di congedarsi da questa vita. Fa chiamare i figli e pronuncia su di loro oracoli che predicono il loro futuro e imparte le benedizioni proprie di un padre prima di morire. Quindi, ordina ai figli che, alla sua morte, il suo corpo venga sepolto nella terra di Canaan e, precisamente, “nella caverna che si trova nel campo di Macpela, di fronte a Mamre”, accanto ad Abramo, Sara, Isacco e Rebecca. E, così, sarà. Giuseppe e i fratelli, dopo la morte del padre, terranno fede a questa richiesta.

È a questo punto che viene ad aggiungersi l’ultimo tassello di questa lunga vicenda. Cos,ì riferisce il testo: I fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero:

“Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?”. Allora mandarono a dire a Giuseppe: “Tuo padre prima di morire ha dato quest’ordine: “Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male!”. […] Giuseppe pianse quando gli si parlò così. E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: “Eccoci tuoi schiavi!” (Gen 50,15-18).

Dunque, i fratelli temono, ora che il padre è morto, che Giuseppe abbia a vendicarsi nei loro confronti. Questo sospetto è per Giuseppe motivo di grande dispiacere. Tuttavia, ancora una volta, fa prevalere sul risentimento la misericordia. Ribadisce la sua piena benevolenza verso di loro e ripete la convinzione di fede che ha maturato su quanto è accaduto:

“Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini”.

Così, ancora una volta, Giuseppe versa su di loro l’olio della consolazione e della pace.

Don Luigi Pedrini

26 Gennaio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 26 Gennaio 2014

Carissimi Parrocchiani,

forse, già, vi è giunta notizia che la Visita Pastorale, per motivi di salute del nostro Vescovo, viene rimandata più avanti. Per telefono, comunicandomi la sospensione provvisoria, mi ha espresso anche il suo dispiacere per questa pausa forzata. D’altra parte, alla salute nessuno di noi può comandare e anche il Vescovo è sottomesso a questa regola. Noi volentieri Lo ricordiamo nella nostra preghiera e accettiamo questa dilazione nel tempo come un’occasione per rendere ancora più viva l’attesa e per continuare nei preparativi avviati.

Intanto, dopo un lungo intervallo, riprendiamo le fila della storia di Giuseppe. Stiamo seguendo, tappa per tappa, il paziente cammino pedagogico che Giuseppe ha messo in atto per conseguire una fraternità riconciliata con i fratelli. L’intervento accorato di Giuda, volto ad ottenere la libertà per Beniamino e così ricondurlo al padre, ha messo in luce che nel cuore dei fratelli sono tornati a fiorire sentimenti autentici di affetto verso il padre anziano e di fraternità reciproca.

A questo punto, Giuseppe ritiene che il tempo è maturo per farsi riconoscere da loro. È una scena commovente, ricca di profonde risonanze interiori. Giuseppe, dopo aver fatto uscire tutte le persone al suo servizio ed essere rimasto solo coi fratelli, piangendo, rivela la sua identità: “Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio padre?” (Gen 45,3). E, siccome, i fratelli sono atterriti e incapaci di rispondere, torna a rassicurarli con parole piene di consolazione per loro e di affetto per il padre:

 

“Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. 5Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. 6Perché già da due anni vi è la carestia nella regione e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. 7Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. 8Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il territorio d’Egitto. 9Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: “Così dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l’Egitto. Vieni quaggiù presso di me senza tardare. 10Abiterai nella terra di Gosen e starai vicino a me tu con i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, le tue greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi. 11Là io provvederò al tuo sostentamento, poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell’indigenza tu, la tua famiglia e quanto possiedi”. 12Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca che vi parla! 13Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre” (Gen 45.4-13)

 

I gesti con cui Giuseppe accompagna queste parole non sono meno rivelativi dei sentimenti di perdono e di riconciliazione che porta nel cuore: 14Allora egli si gettò al collo di suo fratello Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva, stretto al suo collo. 15Poi baciò tutti i fratelli e pianse (Gen 45, 14-15).

 Don Luigi Pedrini

 

 

19 Gennaio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 19 Gennaio 2014

Carissimi Parrocchiani,

vi metto al corrente degli appuntamenti che vivremo in occasione della Visita Pastorale del nostro Vescovo perché ciascuno possa offrire – dove è interpellato e gli è possibile – la propria partecipazione. A tutti vorrei ricordare l’appuntamento iniziale (la Messa domenicale del 26 c.m. che il Vescovo celebrerà nella chiesetta di Motta alle 9.15; nella Chiesa parrocchiale alle ore 11.00) e quello conclusivo (lo spettacolo dei nostri ragazzi giovedì sera alle ore 21.00 in salone, al termine del quale ringrazieremo il Vescovo per il tempo che ci ha dedicato e gli faremo anche gli auguri di Buon Onomastico per san Giovanni Bosco). Ai Genitori dei ragazzi del catechismo ricordo l’incontro col Vescovo domenica 26 c.m. alle ore 15.30. A tutte le persone che possono partecipare rivolgo l’invito per la santa messa di giovedì 30 c.m., alle ore 16.30, nella quale il Vescovo amministrerà il sacramento dell’Unzione degli infermi.

Accompagniamo questi giorni di preparazione con la preghiera, per far sì – come scrive il Vescovo – che “la Visita Pastorale sia occasione di carità, sia strumento per approfondire la nostra fede, sia invito ad una testimonianza più decisa e generosa” (Preghiera per la Visita Pastorale). Grazie fin d’ora per la vostra disponibilità.

Don Luigi

* * *

Domenica 26

ore 9.15:          S. Messa nella Chiesetta di Motta San Damiano
ore 10.15:        Il Vescovo incontra i ragazzi del catechismo nel salone parrocchiale
ore 11.00         S. Messa in Chiesa Parrocchiale
ore 15.30:        Incontro con i genitori dei ragazzi del catechismo
ore 16.30:        Spettacolo in salone per tutti, ragazzi e adulti, a cura di Luca Bergamaschi.

Martedì 28

In mattinata:    visita agli ammalati

Mercoledì 29

ore 21.00         Incontro coi catechisti e con i membri del Consiglio Pastorale e del Consiglio Affari  Economici.

Giovedì 30

In mattinata:    Visita agli ammalati
ore 16.30         S. Messa con Unzione degli Infermi
ore 21.00         Spettacolo dei ragazzi in salone. Saluto a Mons. Vescovo e auguri per il suo  onomastico.

12 Gennaio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 12 Gennaio 2014

Carissimi Parrocchiani,

due sole settimane ci separano dalla Visita Pastorale che il nostro Vescovo farà nella nostra parrocchia nei giorni 26 – 30 gennaio. Il suo desiderio è di incontrare tutta la comunità, dai ragazzi alle persone anziane, con un’attenzione particolare a quanti sono impegnati nella catechesi oppure nei due consigli parrocchiali: quello pastorale o quello amministrativo.

È vero: la Visita Pastorale richiede anche un impegno organizzativo e, per questo, in settimana vi metterò al corrente degli appuntamenti che ci attendono. Tuttavia, al di là delle iniziative concrete che abbiamo previsto e che in questa settimana definirò con il Vescovo, compatibilmente con i suoi impegni, più importante di tutto è l’avvenimento in se stesso: la famiglia della nostra comunità viene visitata da Colui che è stato donato a noi come pastore e padre nella fede.

Da questo punto di vista, la Visita Pastorale è, anzitutto, la festa della famiglia parrocchiale che, per alcuni giorni, vive la gioia della presenza del suo Vescovo, presenza che viene a dare pienezza alla sua identità. Infatti, come insegna il Magistero, quando una comunità cristiana si ritrova insieme al proprio Vescovo, specialmente nella celebrazione eucaristica, lì si rende visibile il suo volto autentico di Chiesa in cammino dentro la storia.

Il Vescovo verrà, anzitutto, per incontrarci, per condividere un tratto del nostro cammino e per rendersi conto di ciò che stiamo vivendo, con le sue gioie e le sue sofferenze, con le sue riuscite e le sue fatiche, con le attese e, forse, gli interrogativi che portiamo dentro. È suo desiderio portarci la consolazione del Vangelo, incoraggiarci nel proseguire sulla via della fede e non mancherà di indicarci i traguardi versi i quali dirigere i nostri passi.

Noi lo ascolteremo con gratitudine e con attenzione e cercheremo di fare tesoro di tutto quanto ci dirà.

Eppure sappiamo, fin da ora, che il primo e vero dono che Egli ci farà sarà quello di sentirci famiglia nel Signore Gesù che, al di là di tutte le vicissitudini che segnano la vita della nostra parrocchia continua ad  essere presente e a camminare con noi. Questa presenza è tutta la nostra vita ed è anche la speranza che ci spinge a guardare avanti con fiducia. Siamo convinti – come diceva qualche giorno fa papa Francesco – che “la forza della Chiesa non abita in se stessa e nella sua capacità organizzativa, ma si nasconde nelle acque profonde di Dio” (Omelia del 3 gennaio 2014).

Il Vescovo, nei giorni in cui sarà tra noi, ci aiuterà ad affondare ulteriormente le nostra radici “nelle acque profonde di Dio”. Per questo nel nostro cuore nasce, fin da ora, la gratitudine e, insieme, la preghiera con la quale chiediamo al Signore di poter vivere la Visita Pastorale come un momento bello e fruttuoso del nostro essere comunità e famiglia nel Signore.

Don Luigi Pedrini

 

05 Gennaio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 05 Gennaio 2014

Carissimi Parrocchiani,

avviandoci a concludere le feste natalizie, così brevi e nello stesso tempo così sentite nel cuore di tutti, desidero esprimere a tutti il mio ‘grazie’. Queste sono feste nelle quali il sacerdote ha bisogno ancor più tangibilmente di una risposta comunitaria perché tutto sia ben disposto a dare lode al Signore. Ringrazio:

  • quanti hanno aiutato nel distribuire in tutte le case i miei auguri e gli avvisi natalizi;
  • quanti hanno contribuito con la pulizia, i fiori, le tovaglie a rendere bella sia la Chiesa parrocchiale che la chiesetta di Motta;
  • quanti hanno provveduto ai bei presepi sia all’interno e all’esterno della chiesa parrocchiale, sia nella chiesetta di Motta;
  • il coro che ci aiuta a lodare col canto il Signore;
  • quanti hanno aiutato alla realizzazione della cena di fine anno e quanti vi hanno partecipato;
  • le famiglie che hanno celebrato sia con la presenza fisica, sia con la vicinanza spirituale per altri impegni – l’anniversario di matrimonio, dando così risalto all’importanza della famiglia e lode alla benevolenza Signore;
  • quanti hanno fatto in occasione del Natale un’offerta straordinaria alla parrocchia a sostegno delle sue spese (riferirò al riguardo in dettaglio più avanti in vista di alcuni lavori che si vorrebbero fare in parrocchia);
  • tutti voi per la partecipazione che in tanti momenti ho sentita viva, offrendo l’immagine di una comunità che, specialmente in alcune celebrazioni, rende manifesta la sua appartenenza al Signore.

Tutto questo diventi per noi motivo per ringraziare il Signore e per andare avanti con fiducia in Lui che dissemina continuamente sul nostro sentiero tanti doni di grazia. La festa dell’Epifania trovi in noi – come nei Magi – un cuore che non si stanca mai di cercare il Signore: così, sarà dato anche a noi di vedere la sua stella sul nostro cammino e la gioia di incontrarlo.

 

Don Luigi Pedrini