11 OTTOBRE 2020

Cari fratelli,

il tema del rifiuto radicale, oltraggioso e violento all’offerta di Dio è il primo motivo della doppia parabola di oggi.

Gli invitati alle nozze si negano, accampando futili e ridicoli motivi.

Questo, pare dirci il Signore, è uno dei grandi misteri connessi alla libertà umana.

La realtà del rifiuto non ci deve scoraggiare, anzi, deve provocare la nostra attenzione per continuare a rivolgere l’appello, come fa il re della parabola.

Perché Dio risorge continuamente nel cuore degli uomini.

Il tema della comunione con Dio, espressa nella simbologia del banchetto di Isaia, è altrettanto significativo.

Non basta essere chiamati, bisogna entrare nella pienezza dell’elezione.

Tenendo presente la costante preoccupazione di Matteo per la coerenza tra fede e vita, tra parole ed opere, si comprende anche il valore di fedeltà attiva racchiuso nel simbolo della veste.

Dice l’Apocalisse: “La veste di lino sono le opere giuste dei santi”.

Il numero dei chiamati non è importante; le folle oceaniche acclamanti in una manifestazione religiosa non sono decisive.

Claudel osserva, tra l’altro, che: “la verità non ha nulla a che vedere col numero di persone che essa persuade”.

Non basta l’iscrizione esterna o l’appartenenza formale: è necessaria la scelta vitale e l’adesione della coscienza.

La liturgia di oggi si apre, anche attraverso la pagina di Isaia, su un orizzonte universale per cui salvezza e giudizio diventano un dato terminale di tutta la storia.

La tonalità di giudizio finale che pervade la prima lettura e che sostiene la pagina evangelica diventa anche una chiave di lettura per vivere, comprendere e far proseguire la storia nella quale siamo immersi.

Da ultimo vorrei ringraziare tutti quanti hanno lavorato per la preparazione e lo svolgimento della nostra Sagra, da quanti hanno pulito, addobbato la Chiesa, curato l’allestimento della pesca e della lotteria, sino a coloro che con il canto, hanno reso decorosa e solenne la nostra celebrazione.

Grazie a tutti.

Don Emilio