25 Marzo 2012

San Leonardo Confessore (Linarolo), 25 Marzo 2012

Carissimi Parrocchiani,

concludevo l’altra volta dicendo che Esaù, dopo l’incontro con il fratello, riparte e si dirige verso Seir; Giacobbe, invece, prende un’altra direzione e va a Succot.

[17] Giacobbe invece si trasportò a Succot, dove costruì una casa per sé
e fece capanne per il gregge. Per questo chiamò quel luogo Succot.

Dunque, Giacobbe entra in Succot. Succot in ebraico significa “capanne”. Gli ebrei hanno una grande festa che si chiama festa delle Capanne. Anche, nella vita di Gesù si parla di una sua partecipazione a questa festa. Così, ad esempio, nel Vangelo di Giovanni si legge: “Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne… Vi andò anche lui…” (Gv 7,2.10).
La festa si celebrava in autunno e ricordava il soggiorno degli ebrei sotto le tende durante il cammino nel deserto, all’uscita dall’Egitto, prima di entrare nella terra promessa. Ricordava anche le successive occasioni in cui Israele è ritornato ad abitare sotto le tende, come ad esempio, durante l’esilio, quando gli israeliti dovettero lasciare la propria terra e vivere molti anni in terra straniera.
Per la festa gli ebrei erano soliti costruire piccole capanne e per una settimana dormivano all’aperto sotto le frasche. Era il modo di ringraziare il Signore che aveva concesso loro una dimora stabile e, nello stesso tempo, per ricordare il carattere pellegrinante della vita umana: per quanto l’uomo cerchi di garantirsi la stabilità, rimane pur sempre su questa terra un pellegrino. Dirà più tardi l’autore della Lettera agli Ebrei che noi rimaniamo pur sempre “stranieri e pellegrini sulla terra” (Eb 11,13) e che “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Eb 13,14).
Giacobbe nel suo viaggio di ritorno non è ancora entrato nella terra promessa. Sta sulla soglia e, per l’ultima volta, trascorre la notte sotto una tenda. Poi, una volta entrato, abbandonerà definitivamente la vita nomade.
In tutto questo noi possiamo leggere la parabola della vita umana: anche noi, come Giacobbe, siamo per tutta la vita pellegrini verso la terra promessa, in attesa di poterci stabilire definitivamente nella Succot eterna che il Signore ha già preparato per noi. Ce lo ricorda esplicitamente Gesù nel Vangelo:

[1] “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
[2] Nella casa del Padre mio vi sono molti posti […] Io vado a prepararvi un posto;
[3] quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me,
perché siate anche voi dove sono io… “.

Don Luigi Pedrini